CAPITOLO 7
L'indomani arrivo' in fretta e come da accordi la truppa si ritrovo', mentre ancora l'oscurita' impregnava
la val di
Prada, davanti al cortile di casa Pini.
Il piu' lesto a prepararsi era stato il ragazzo, mentre per ultimo arrivo'
Giovanni, non presente la sera prima ma informato sui fatti. La destinazione
era stabilita in un luogo che Venanzio
non conosceva ma del quale aveva letto. Questo luogo lo descriveva parlando
della "Grotta sul Monte".
Per arrivarci avrebbero dovuto portarsi in territorio alanese e da qui' si
riprende il discorso iniziato prima di descriver la serata precedente.
Non scesero per l'asfalto ma percorsero sentieri di bosco che presto li
portarono alla Chiesa di Schievenin. Era una bella sfida, giacche' tutti
consapevoli che prima del ritorno li avrebbero attesi piu' di sessanta
chilometri di marcia.
Si' , proprio di marcia, poiche' Pino aveva imposto l'utilizzo dei bastoncini
da nordic walking almeno sul piano e nelle salite.
Era ovvio che il piu' aspro brontolare fu di Benito, che definiva come
stampelle quegli astrusi suppellettili, a lui inusuali.
Il piu' tranquillo era Jonathan, partito con l'idea che seguire quei signori
piu' anziani non sarebbe poi stata cosi' dura. Giovanni "il
Veneziano" conosceva gia' in parte i luoghi e mal che fosse andata sarebbe
rientrato per vie brevi.
Giacomo era invece fremente perche' il luogo doveva essere raggiunto percorrendo
il sentiero Rommel
Bice invece era silenziosamente infagottata nel pile tecnico.
Davanti a tutti Pino guidava il gruppo risalendo l'asfaltata per Faladen.
Saranno state le cinque e mezza ed cielo regalava qualche goccia di flebile
pioggia intermittente.
In breve furono nel bosco ed iniziava una salita non ripida ma costante ,
calpestando un tappeto di ricci di castagno ormai rinsecchiti.
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