lunedì 16 dicembre 2013

VenanzioCorreAncora-capitolo17-

CAPITOLO 17

Il vecchio

Non mi sbagliavo. Li', a terra in mezzo al sentiero, poggiato con la schiena su un paletto di sostegno della recinzione di fil spinato,
sedeva un vecchio dalla lunga barba brizzolata e baffo bianco arricciato.
< Seu drio ndar onde? Meio che torneve indrio...>.
Il tono fu severo, schietto, senza ammissione di replica. Teneva in mano un bastoncino appuntito, che stava affilando con una roncola richiudibile, sulla quale ogni tanto, sputava, probabilmente per ravvivare le proprieta' di taglio della lama ricurva, dal color del ferro brunito.
Masticava qualcosa, poteva essere tabacco, considerato l'odore che inizialmente m'era parso di nicotina.
Bice aveva gia' iniziato a ridiscendere. Non comprendeva molto il dialetto locale, ma aveva assecondato il tono perentorio della voce di quel figuro anziano.
Avrei voluto chiedere il perche' di quell'invito a non salire oltre ma mi accontentai del silenzio che segui' l'ordine. In fondo non avevamo alcun bisogno d'andar oltre ed era tempo di cominciare a scendere ed io dovevo anche capire dove diavolo fosse il sentiero che mi era stato citato come "quel de Castel Cesil", da un esperto escursionista querese che conoscevo ed incontravo sovente nei miei allenamenti mattutini verso Paoda, sopra Prada, che scattava fotografie.
Scesi di corsa dopo aver salutato con un cenno della mano.
<Sani...> mi rispose. Un modo come un'altro per dirmi di star bene ma di togliermi di torno.

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