CAPITOLO 17
Il vecchio
Non mi sbagliavo. Li', a
terra in mezzo al sentiero, poggiato con la schiena su un paletto di sostegno
della recinzione di fil spinato,
sedeva un vecchio dalla
lunga barba brizzolata e baffo bianco arricciato.
< Seu drio ndar onde?
Meio che torneve indrio...>.
Il tono fu severo, schietto,
senza ammissione di replica. Teneva in mano un bastoncino appuntito, che stava
affilando con una roncola richiudibile, sulla quale ogni tanto, sputava,
probabilmente per ravvivare le proprieta' di taglio della lama ricurva, dal
color del ferro brunito.
Masticava qualcosa, poteva
essere tabacco, considerato l'odore che inizialmente m'era parso di nicotina.
Bice aveva gia' iniziato a
ridiscendere. Non comprendeva molto il dialetto locale, ma aveva assecondato il
tono perentorio della voce di quel figuro anziano.
Avrei voluto chiedere il
perche' di quell'invito a non salire oltre ma mi accontentai del silenzio che
segui' l'ordine. In fondo non avevamo alcun bisogno d'andar oltre ed era tempo
di cominciare a scendere ed io dovevo anche capire dove diavolo fosse il
sentiero che mi era stato citato come "quel de Castel Cesil", da un
esperto escursionista querese che conoscevo ed incontravo sovente nei miei
allenamenti mattutini verso Paoda, sopra Prada, che scattava fotografie.
Scesi di corsa dopo aver
salutato con un cenno della mano.
<Sani...> mi rispose.
Un modo come un'altro per dirmi di star bene ma di togliermi di torno.
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