CAPITOLO 11
La palizzata di guerra.
Un sentiero avvolto da una pineta accolse i nostri
primi passi in salita. I primi duecento metri sulla stradina bianca pianeggiante
erano serviti ad imprimere ritmo alla corsa evidentemente viziata dallo stato
di lieve incoscienza dovuta al sonno non ancora sopito.
Era strana la compagnia della bice, era forse la prima
volta che correvamo soli io e lei.
Tutt'intorno era silenzioso. Un forte profumo si
faceva sentire ad un olfatto sempre piu' aperto dalla respirazione intensa
richiesta dalla salita. Si confondeva
un'essenza d'ortica, favorita dall'umidita' della notte, che ne
esasperava l'intensita' , ad un chiaro ed inebriante gusto olfattivo di resina
di pino.
il sentiero, frattanto, s'era fatto fangoso e
pendente, inarcato sul pendio sempre piu' irto e scosceso, al limite della
sensazione di vertigini, ancora pero'
controllabile. Sul tratto che stavamo percorrendo, anche qualche trancio di
tronco di pino, ormai marcito dall'umidita' e una miriade di pietre tra le
quali zigzagare, poiche' di discreta dimensione e con punte talvolta
visibilmente accuminate.
Bice taceva, ma non era un tacere indotto dalla
fatica, quanto piu' un inconsueto immedesimarsi in un ruolo significativo, di
elemento facente parte della scena in corso.
Io procedevo salendo rapido e costante con un buon
passo, non di corsa, sfruttando appieno la tecnica parallela della camminata
nordica. Il movimento, con quei bastoncini, mi riusciva cosi' naturale che non
rimpiangevo le limitazioni che dovevo impormi nella corsa. In pratica, in
salita, forse cosi procedevo a ritmi ancora piu' elevati che in quella mia
ormai desueta e non piu' fattibile corsa scomposta di podista di pianura,
improvvisato corridore di montagna. lo percepivo chiaramente; questo nordic
walking era la mia nuova frontiera , la sfida accettata e in fase di
elaborazione. Un tratto di quel sentiero mi rimase impresso particolarmente.
Una svolta a destra a scavalcar la valle, laddove il passaggio era scavato su un
enorme masso ed i fautori avevano piazzato una palizzata in legno quale
parapetto. Quel punto aveva un sapore antico, richiamava vecchie foto di
trincea, giacche' le fattezze di quella cinta di contenimento era del tutto
similare a molte viste nelle foto del Grappa, lacerato dalla Guerra del 15/18.
Mi sentii, per un attimo, proiettato indietro nel tempo e proseguii con una
emozione diversa il sentiero che si faceva piu' aspro, proprio come le mie
sensazioni.
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