martedì 10 dicembre 2013

VenanzioCorreAncora-capitolo11-

CAPITOLO 11

La palizzata di guerra.

Foto di Placido Mondin

Un sentiero avvolto da una pineta accolse i nostri primi passi in salita. I primi duecento metri sulla stradina bianca pianeggiante erano serviti ad imprimere ritmo alla corsa evidentemente viziata dallo stato di lieve incoscienza dovuta al sonno non ancora sopito.
Era strana la compagnia della bice, era forse la prima volta che correvamo soli io e lei.
Tutt'intorno era silenzioso. Un forte profumo si faceva sentire ad un olfatto sempre piu' aperto dalla respirazione intensa richiesta dalla salita. Si confondeva  un'essenza d'ortica, favorita dall'umidita' della notte, che ne esasperava l'intensita' , ad un chiaro ed inebriante gusto olfattivo di resina di pino.
il sentiero, frattanto, s'era fatto fangoso e pendente, inarcato sul pendio sempre piu' irto e scosceso, al limite della sensazione  di vertigini, ancora pero' controllabile. Sul tratto che stavamo percorrendo, anche qualche trancio di tronco di pino, ormai marcito dall'umidita' e una miriade di pietre tra le quali zigzagare, poiche' di discreta dimensione e con punte talvolta visibilmente accuminate.
Bice taceva, ma non era un tacere indotto dalla fatica, quanto piu' un inconsueto immedesimarsi in un ruolo significativo, di elemento facente parte della scena in corso.
Io procedevo salendo rapido e costante con un buon passo, non di corsa, sfruttando appieno la tecnica parallela della camminata nordica. Il movimento, con quei bastoncini, mi riusciva cosi' naturale che non rimpiangevo le limitazioni che dovevo impormi nella corsa. In pratica, in salita, forse cosi procedevo a ritmi ancora piu' elevati che in quella mia ormai desueta e non piu' fattibile corsa scomposta di podista di pianura, improvvisato corridore di montagna. lo percepivo chiaramente; questo nordic walking era la mia nuova frontiera , la sfida accettata e in fase di elaborazione. Un tratto di quel sentiero mi rimase impresso particolarmente. Una svolta a destra a scavalcar la valle, laddove il passaggio era scavato su un enorme masso ed i fautori avevano piazzato una palizzata in legno quale parapetto. Quel punto aveva un sapore antico, richiamava vecchie foto di trincea, giacche' le fattezze di quella cinta di contenimento era del tutto similare a molte viste nelle foto del Grappa, lacerato dalla Guerra del 15/18. Mi sentii, per un attimo, proiettato indietro nel tempo e proseguii con una emozione diversa il sentiero che si faceva piu' aspro, proprio come le mie sensazioni.

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