CAPITOLO 13
Caffe' all'alba
Foto di PLACIDO MONDIN |
Una montagna esposta ai venti, che spazzano via le nuvole del primo
mattino. Il colle d'erba appena risalito e la luce dell'ultima luna, riflessa
nella pozza , ai margini , nel cortile del casolare.
Tre costruzioni rurali, erette a sassi, tipicamente appuntiti, per
sfidar il peso della neve degli inverni.
Tutto tace, intorno a noi. Nessun anima che rumoreggi, mentre il giorno
inizia a destarsi.
Ci fermiamo bivaccare sotto il bivacco aperto sui quattro lati.Non c'e'
riparo dall'aria che spazia libera di volare , dentro e fuori, in un incrocio
costante. Spira tagliente, fresca e dispettosa, collaboratrice del risveglio
d'ogni senso umano, che man mano la luce aiuta a riscoprire, d'assieme.
C'e' un tetto sopra di noi ed un tavolo precario, di legno tarlato. Sedie
sparse , d'ogni forma ed eta', ma comunque vecchie e malandate, sicure di
cedere a qualunque peso vi si poggi sopra. Quasi animate, sembrano implorare
pieta'. Un cuscino, legato ad uno schienale, sfatto e sfoderato, svolazza
incapace di librarsi. Prigioniero dei venti del monte.
Bice si siede sul muro di
contenimento di quella casa senza pareti, tenuta su da quattro pilastri
imponenti.Osserva silenziosamente quella splendida alba , che colora
l'orizzonte d'una tinta arancione , intensa ed attraente. Una distesa di pini
fa da didascalia alla conca del Piave, sullo sfondo, con vette dolomitiche
rossastre, lontanissime, baciate dal primo timido levar del sole.
Il profumo aromatico del
caffe' inebria l'aria ed incensa l'olfatto, che ne gode l'essenza ridestante.
La procace romagnola
sorseggia la tazza marrone di plastica dura, con una tale grazia che non dovrei
nemmeno soffermarmi su quel posar di labbra, che induce a impuri pensieri.
Quindi mi volto e mi sforzo
di indugiare su qualche particolare interessante, ma nulla riesce a
distogliermi la mente dalla visione appena goduta, finche'...
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