CAPITOLO 16
Purgatorio
Bice era uscita da sola,
senza aspettarmi ed aveva proseguito lungo il camminamento, fino a trovare la
china nuda, di quel colle del Grappa.
Ogni tanto la trincea si interrompeva, dando spazio a semplici sentieri. Mi
attese li'.
Io arrivai che stava
sorseggiando nuovamente del caffe', me ne offri', rifiutai e ripartimmo,
inerpicandoci lungo il Palon, col Piz a vista.
Giacche' la scelta della via
da percorrere era ampia, decidemmo di ributtarci dentro alla trincea, sul
versante nord, quello che guarda alle vette dolomitiche e al piu' vicino
Tomatico.
Ancora osservatori
all'aperto , entro a mucchi di sacchi di
sabbia, piccoli e stretti, accatastati come a formare una muratura, interrotta
da una assenza saltuaria di quei mattoni particolari, cosi' da costituire
finestra. Sopra , del filo spinato arrugginito.
Nei giochi continui di luce
ed ombra, del sole tra le nuvole rade ma spostate rapidamente dal vento, verso
la cima ebbi piu' volte l'impressione di notare una sagoma , forse un uomo con
un cappello d'alpino.
Pensai alla potenza della
suggestione mentale, cercando di goderne la magia.
Non parlavamo tra noi da
diversi minuti ed era ormai dimenticata la scena goduriosa, dalla quale
peraltro era gia' passata un'ora o forse anche di piu'.
Eravamo ormai al vertice
alto del Palon, dopo aver camminato sotto una sorta di porticato ed aver
curiosato aprendo una porticina che
proteggeva un bivacco incavato sotto il crinale. Due metri per due. Un loculo,
in pratica, per aspiranti martiri, una sorta di purgatorio.
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