CAPITOLO 5
I
vini della Valgallina
Mentre sopra "il castello" il sole iniziava a far capolino io e la
mia Gian preparavamo la stanza ai nostri amici.
Li sistemammo nella solita stanza, ormai divenuta per loro, come una seconda
camera del viaggio di nozze. Si portavano quassù per cercare intimità, a volte
per ritrovare serenità. Sì , perchè loro non cambiavano mai, erano in perenne
ricerca di emozione e spesso la cercavano in maniera molto carnale, forse un
tempo piu' la Bice, ma negli ultimi anni anche Benito era divenuto un
consistente marpione quasi sessantenne, appetito da piu' di una signora, talvolta
anche di qualche signorina, dato che il suo fisico non tradiva smagliature ed
il suo estro era davvero accattivante. Il capello rasato con un inconsueta
attitudine ad elaborare disegni attorno a baffi e pizzetto, ormai ingrigiti del
tutto, ma affascinanti, sotto ad un costante occhiale a goccia, nel quale si
specchiava la vita che gli andava incontro, trovando pan per i suoi denti.
Forte di un temperamento aggressivo ma contornato da un fare romantico, era il
tipico signore di mezza età smaliziato e tonico. Auto sportive, per lo piu'
datate, da collezione , abiti griffati, con quella camicia sempre col colletto
sollevato e due bottoni aperti , mai incravattato , spesso anzi sgualcito,
quasi trasandato, come a voler darsi un'aria da eterno giovane sbarazzino.
Di Bice parlano le ultime parole che ho già espresso prima. Mentre rifacevo il
letto, da soli nella stanza mentre la Gian e Benito scaricavano l'auto, non
potevo non sbirciare, mentre incassando le lenzuola tra materasso e doghe, dato
che così chinata, quella scollatura diventava inesorabile balconata aperta sul
mondo, un mondo che non mi lasciava indifferente. Aveva una abbondanza che non
lasciava scampo ai miei maschili istinti, tanto che, dopo qualche secondo
distoglievo volontariamente lo sguardo per evitare qualsivoglia tentazione.
Il giorno arrivò presto e decidemmo di invitare tutti a pranzo. La solita
spaghettata, in attesa di organizzare una cena su da Flavio ed Andrea, ma ci
sarebbe stato tempo...
Ne uscì una carbonara eccellente gustata in una tavolata imbandita anche del
buon vino portato da Benito che, ci disse si era fermato a Valdobbiadene un
paio di giorni senza dirci nulla, perchè voleva girare i vigneti con Berenice,
senza nessun'altro a rompere i suoi intenti. Ci parlò di un agriturismo e di
essersi fermato in una cantina tra Saccol e Valdobbiadene, trovata in una
ricerca su internet, prima di partire da Bologna, sicuro che un buon vino ci
avrebbe allietato il periodo. Un'azienda agricola posta in cima ad un vitigno
piantato e coltivato su un terreno particolare che, oltre alla bellezza del
luogo, ha caratteristiche ideali alla produzione di un frutto qualitativo e
conseguentemente di un vino eccellente.
Ci disse che ad accoglierli in un casale, durante la breve passeggiata dal
punto in cui avevano abbandonato l'auto tra i vigneti, fu ua signora bionda,
con occhi azzurri ed un sorriso accogliente e sincero, che li aveva colpiti per
l'accento vagamente teutonico. Una breve visita con assaggi di insaccati e
formaggi, bagnati dal liquido eccezionale di loro produzione, durante la quale
conobbero anche il padrone di casa, mastro Loris. Peraltro Benito tenne a
specificare che in quella taverna aveva visto appeso alla parete, accanto al
caminetto, un diploma di un corso di nordic walking ed aveva collegato la cosa
a me che sapeva mi ci stavo avvicinando. La sua compagna, Serena, volle anche
far loro visitare la cantina , nella quale erano stipati centinaia di cartoni
di vini diversi.
La conferma che ciò che anche noi stavamo bevendo, arrivava da quel luogo,
l'ebbi guardando l'etichetta, che riportava uno stemma con il tipico animale di
campagna apposto, che peraltro richiamava il cognome del casato.
Erano stati in val gallina e noi stavamo bevendo un vino, appunto, di Loris
Gallina.
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