lunedì 9 dicembre 2013

VenanzioCorreAncora-capitolo4-


CAPITOLO 4


La formosa

Le chiaccchiere si fecero lunghe e la notte fonda.
Il sonno arrivo' immediato e profondo, accompagnato da sogni di corse nel bosco, con la nuova compagnia.
Con Giacomo e Giovanni eravamo rimasti d'accordo che nei giorni successivi li avrei portati in allenamento su un percorso nuovo, nel territorio alanese.
L'incognita era rappresentata da un elemeto aggiunto che sarebbe dovuto arrivare a giorni in quell'inverno appena iniziato che gia' prometteva freddi pungenti in scenari da vero e proprio dipinto.
Aspettavamo infatti Benito , ovviamente con la Bice, che avrebbero passato le feste come ospiti da noi. 
Giacomo, all'idea era gia' in fermento, visto che attendeva di rivederli con ansia, a dire il vero piu' Bice che Benito. 
Passo' qualche giorno ed una mattina del mese di dicembre , seduto sul terrazzo in legno, avvolto dentro ad una pesante coperta, sentii da fondo valle un rombo insolito. Ormai avevo bene memorizzato il rumore di ogni singola vettura dei miei paesani ed era evidente che chi stava arrivando non fosse uno di loro.
Infatti in breve ebbi davanti al mio sguardo una fiammante Renault Alpine azzurro cielo, dalla quale vidi scendere dal lato passeggero due gambe scoperte arrampicate su due ginocchia tornite , sopra degli autentici spilli, tacco dodici, tipici della giunonica emiliana formato gran festa.
Da lustrarsi gli occhi... 
Subito dopo scese anche il marito, come sempre sbraitando al mondo che era arrivato. E chi poteva non accorgersene?
Dalla finestra della casa dei bresciani si affaccio' difatti un assonnato Giacomo che, ad onor del vero, ci mise poco a destarsi, impegnato com'era a sbirciare proprio nel mezzo dell'ampia scollatura della Bice, che a dispetto del freddo lasciava, nel vestire di quel giorno, davvero poco spazio all'immaginazione , letteralmente debordando dal maglioncino ad ampia "V", dal quale esplodeva un seno rigoglioso e tonico.
Inutile mentire, ne fui rapito anch' io.

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