CAPITOLO 4
La formosa
Le chiaccchiere si fecero lunghe e la notte fonda.
Il sonno arrivo' immediato e profondo, accompagnato da sogni di corse nel
bosco, con la nuova compagnia.
Con Giacomo e Giovanni eravamo rimasti d'accordo che nei giorni successivi li
avrei portati in allenamento su un percorso nuovo, nel territorio alanese.
L'incognita era rappresentata da un elemeto aggiunto che sarebbe dovuto
arrivare a giorni in quell'inverno appena iniziato che gia' prometteva freddi
pungenti in scenari da vero e proprio dipinto.
Aspettavamo infatti Benito , ovviamente con la Bice, che avrebbero passato le
feste come ospiti da noi.
Giacomo, all'idea era gia' in fermento, visto che attendeva di rivederli con
ansia, a dire il vero piu' Bice che Benito.
Passo' qualche giorno ed una mattina del mese di dicembre , seduto sul terrazzo
in legno, avvolto dentro ad una pesante coperta, sentii da fondo valle un rombo
insolito. Ormai avevo bene memorizzato il rumore di ogni singola vettura dei
miei paesani ed era evidente che chi stava arrivando non fosse uno di loro.
Infatti in breve ebbi davanti al mio sguardo una fiammante Renault Alpine
azzurro cielo, dalla quale vidi scendere dal lato passeggero due gambe scoperte
arrampicate su due ginocchia tornite , sopra degli autentici spilli, tacco
dodici, tipici della giunonica emiliana formato gran festa.
Da lustrarsi gli occhi...
Subito dopo scese anche il marito, come sempre sbraitando al mondo che era
arrivato. E chi poteva non accorgersene?
Dalla finestra della casa dei bresciani si affaccio' difatti un assonnato
Giacomo che, ad onor del vero, ci mise poco a destarsi, impegnato com'era a
sbirciare proprio nel mezzo dell'ampia scollatura della Bice, che a dispetto
del freddo lasciava, nel vestire di quel giorno, davvero poco spazio
all'immaginazione , letteralmente debordando dal maglioncino ad ampia
"V", dal quale esplodeva un seno rigoglioso e tonico.
Inutile mentire, ne fui rapito anch' io.
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