lunedì 16 dicembre 2013

VenanzioCorreAncora-capitolo15-

CAPITOLO 15

Le carezze del vento


Era buio pesto, dentro alla grotta. La chiamo grotta ma e' chiaro che quel pertugio non aveva nulla di naturale, chiaramente scavato dalla mano d'uomo che cerca ripari sicuri. Tutto quel versante , chiamato Monte Palon, era stato traformato in una sorta di labirinto , composto da trincee. sottopassi, postazioni di vedetta e pertugi piu' o meno nascosti.
Mi ero fatto serio, pensando a come avevano vissuto i giovani soldati, molti decenni prima, in quei luoghi cupi, freddi ed umidi, spesso nella sola attesa di incontrare una morte stupida ed inutile.
Pensieri che mi accompagnavano all'uscita, mentre un timido fascio di luce biancastra si faceva strada, dietro la curva del cunicolo, divenendo via via bagliore.
L'uscita era anticipata da una sorta di anticamera con una panca in legno, poggiata alla parete rocciosa dalle appuntite sporgenze, posata proprio ai piedi d'una serie di gradini che risalivano un corridoio secondario, in pendenza, dalla larghezza sempre piu' limitata. Non mi meravigliai, di trovarvi, in cima, una postazione di osservazione, ricavata in uno spazio circolare dal soffitto bassi e con uno spioncino che, contornato da quattro piccole assi lignee, puntato sulla pianura trevigiana e sul Montello.
Mi inginocchiai per qualche secondo, poggiando i gomiti al davanzale interno, perfettamente levigato sulla pietra.

Lo sguardo fisso ad osservare quell'immenso spazio aperto, visto dall'alto ed un uccello, forse lo stesso di prima, intento a fare acrobazie sulle ali , sostenute della carezza del vento.

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