CAPITOLO 15
Le carezze del vento
Era buio pesto, dentro alla
grotta. La chiamo grotta ma e' chiaro che quel pertugio non aveva nulla di
naturale, chiaramente scavato dalla mano d'uomo che cerca ripari sicuri. Tutto
quel versante , chiamato Monte Palon, era stato traformato in una sorta di
labirinto , composto da trincee. sottopassi, postazioni di vedetta e pertugi
piu' o meno nascosti.
Mi ero fatto serio, pensando
a come avevano vissuto i giovani soldati, molti decenni prima, in quei luoghi
cupi, freddi ed umidi, spesso nella sola attesa di incontrare una morte stupida
ed inutile.
Pensieri che mi
accompagnavano all'uscita, mentre un timido fascio di luce biancastra si faceva
strada, dietro la curva del cunicolo, divenendo via via bagliore.
L'uscita era anticipata da
una sorta di anticamera con una panca in legno, poggiata alla parete rocciosa
dalle appuntite sporgenze, posata proprio ai piedi d'una serie di gradini che
risalivano un corridoio secondario, in pendenza, dalla larghezza sempre piu'
limitata. Non mi meravigliai, di trovarvi, in cima, una postazione di
osservazione, ricavata in uno spazio circolare dal soffitto bassi e con uno
spioncino che, contornato da quattro piccole assi lignee, puntato sulla pianura
trevigiana e sul Montello.
Mi inginocchiai per qualche
secondo, poggiando i gomiti al davanzale interno, perfettamente levigato sulla
pietra.
Lo sguardo fisso ad
osservare quell'immenso spazio aperto, visto dall'alto ed un uccello, forse lo
stesso di prima, intento a fare acrobazie sulle ali , sostenute della carezza
del vento.
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