sabato 4 gennaio 2014

VenanzioCorreAncora-capitolo34-

CAPITOLO 34

La furia delle acque

Foto di ArGo
E' solo qualche metro ma ti dà la sensazione di essere davanti ad un colle dietro al quale si nasconda chissà qual tesoro. 
Scavalco la china e mi affaccio al torrente da guadare. C'è piu' acqua del solito ed anche quì il greto è cambiato, par d'essere in un altro luogo, sconosciuto. 
Il buio non aiuta a capire. Attende che tutti oltrepassino, la guida è inquieta, deve comunicare qualcosa.
<Di quà non si passa>.
Si è dunque avverata la sensazione della presenza di quel tesoro nascosto, ma la sorpresa non è delle migliori.
Cerca di trovare un guado, perchè l'acqua scende vorticosa ed alta sul fondale. Salta su grossi massi, dei quali rimane scoperto solo qualche viscido ed esiguo lembo di dorso.
Cerca una via verso molte, laddove una piccola cascata fa presagire che piu' su ci sia un bacino piu' ampio. E' così.
Aggrappato alle ramaglie, scende anche verso fondovalle, scomparendo dietro ad un grosso masso. Lo seguo e lo vedo lì ad osservare la roccia al di là del guado, che è un canale in discesa dove l'acqua sarà profonda un metro ed accelera la sua corsa. La parete rocciosa non lascia possibilità di sperare. Anche trovando un punto stretto, l'altro lato della valle è un muro.
Traguardo verso nord il rivolo che ora, ingrossato e divenuto torrente,  scende nervosamente tra le "crode". Una ventina di metri piu' addentrato in valle, il corso d'acqua salta giu' di masso in masso. 
Una  cascata, così trasparente e fluida. Le scatto una foto cercando di catturarne l'anima, ma è buio e me ne rimarrà solo il ricordo. Vorrei essere dall'altra parte della valle e poter dire d'aver iniziato a risalire la Val Mer. Siamo a quota 270 e so che si dovrebbe arrivare a 1037 metri d'altitudine. 
Chissà quanto ci si impiega e chissà quante cose avrei visto? Nuove certamente poichè la montagna non è mai banale. 
Il tratto che scorgo nell'oscurità taglia alcuni dei tornanti originali che compongono il sentiero Rommel.
Si notano quì e là mucchietti di sassi ammassati l'uno sull'altro, ora abbracciati da muschio selvatico.
All'occhio attento non sfuggono e danno il senso della risalita dolce, che fini tracciatori pensarono all'inizio del ventesimo secolo, per dare una via di percorrenza a questa insenatura spersa negli antri infernali del canyon del Mondo Stret.
Ogni sentiero di montagna deve la sua vita al viandante e se quest'ultimo ha fastidio a calpestarlo, in pratica è complice della scomparsa di quel camminamento primordiale. Oggi saremmo dovuti essere d'aiuto alla novella vitalità del sentiero Rommel, ma invece...

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