CAPITOLO 32
Solchi ampi, come fosse comuni
Foto di ArGo |
Dopo qualche minuto, o forse secondi (il tempo è così indefinito quando è immerso tra una serie di passi), sono sotto ad una parete di roccia, attrezzata per gli arrampicatori.
Non c'è nessuno oggi...A novembre dello scorso anno la strada per raggiungere Pont de la Stua era chiusa, inagibile, pericolante , dopo la furiosa potenza delle acque che hanno scavato i pendii che la sorreggono.
Me ne rendo conto quando arrivo alla "casa della strega", alla fine del sentiero, impropriamente detto "Rommel"...
Il paesaggio è desolatamente mutato dall'ultima volta che ci sono stato. Forse lo sapevo fin dal primo momento che siamo partiti, che avrei trovato sul mio cammino alcune cicatrici profonde ed ora che le ho davanti agli occhi ne ho drastica conferma.
Mi fa un male cane vedere che il bosco è stato completamente divelto dal placido torrente che s'è fatto cannibale ed ha divorato le piante, lasciando solchi ampi come fosse comuni, ora completamente senz'acqua.
Solo sassi, neve, ghiaccio e ancora sassi, alcuni pesanti tonnellate...E mentre sono in equilibrio sul muretto dell'acquedotto, dopo aver percorso un tratto di bosco, non tracciato, dove non v'è piu' sentiero alcuno, mi accorgo che il cemento stesso che ho sotto i piedi non ha retto alla cattiveria furiosa degli eventi recenti...
Mio Dio che pietà provo per quella mia parte di vita, martoriata e sofferente...Ma non doma.
Ascolto la nostra guida che dice che il sentiero vive se noi l'aiutiamo a riavere e tenere una forma dignitosa.
Penso, tra me e me, che anche chi di dovere , dovrà dimostrare d'avere a cuore questa terra, oppure "domani l'altro", il dopo domani di chi parla italiano corretto , avrà a che spartir parola anche con me. Mentre io penso, sento pronunciare le stesse parole. <Lo ho fatto ancora per la mia terra. Lo rifarò se vedrò negligenza>.
Quell'uomo ragazzo abbassa la testa e per un attimo tace, poi sospira e fiero riparte.
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