giovedì 13 marzo 2014

VenanzioCorreAncora-capitolo43-

CAPITOLO 43

Gli omini di sassi

Foto di Placido Mondin
Impervio, rude e scuro, quell'antro di terra metteva pace e pensieri in disordine, giacche' il passo era sempre piu' stanco e la mente si deconcentrava , avanzando.
Quel che vedemmo risalendo, puo' esser detto solo in parte, poiche' il luogo nasconde segreti che devon restar tali ed elementi che preferibilmente e' piu' utile restino celati, conservati ed accuditi nel materno abbraccio di madre montagna.
Tutti uniti si continuava a salire, fermandosi a riprender fiato ed a dar coraggio ai meno preparati, anche se, a dire il vero, nessuno mi pareva tale.
Improvvisa, come una punta di freccia librata in aria dall'arciere dei tempi, sulla destra, sulla cima del sentiero zigzagante tra i massi, una grotta.
La strada per raggiungerla non e' sparita quindi ed anche noi, nel nostro piccolo la stavamo aiutando a sopravvivere.
All'alpinista esperto non sarebbero sfuggiti gli "omini di sasso", mucchietti di pietre ammassati piramidalmente, simili ai piu' conosciuti segna via delle Ande dell'America del sud. Qualcuno di noi si fermava a posare un sasso...Ecco il perche' del sentirsi un po' parte della storia delle vie di guerra montane, in via d'estinzione ma curate da chi ha a cuore il passato, come culla della cultura che porta al futuro.

Egli ci spiego' che quella grande insenatura non era naturale, ma artifizio di origine bellica, forse deposito per munizioni e forse ricovero per partigiani o genti , in fuga dall'oppressore germanico che andava incendiando e depredando i paesi del fondo valle.

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