CAPITOLO 42
Il colpo di Mauser
Foto di Placido Mondin |
Un faggio sradicato . Si vedeva piu' in alto,
nella penombra della valle. Seguivamo la traiettoria tracciata dalla testa del
gruppo, apparentemente casuale, ma poi ci trovavamo su brevi tratti chiaramente originali, d'un
sentiero che stava scomparendo tra sassi rotolati a valle e arbusti nerboruti
che si stavano impadronendo del sottobosco.
Da sopra un ceppo roccioso spuntavano le
corna d'un giovane camoscio che ci spiava, mentre l'aria si era fatta gelida e
penetrava tra i tessuti di lanolina del mio dolcevita marron scuro. Un'umidita'
intrisa di freddo , mescolata al sudore naturale della pelle mi fece partire un
tremito che, dalla spalla destra mi percorse i fianchi, sino alla pianta del
piede che sussulto' spasmodico.
Foglie secce e rami sparsi; vettovaglie
arrugginite ed una suola di scarpone , ancora vivono nei miei attuali ricordi.
Immagini che mi facevano rivivere un pezzo di
storia, di tempo antico, ma non remoto nel suo essere trapassato. Mi figuravo
un uomo che mangiava , seduto dietro al tronco del grande carpino che stavo
lambendo al passo. pochi istanti dopo, immaginavo un colpo di Mauser, secco,
preciso, infallibile al bersaglio...Una sagoma esanime , adagiarsi a terra. Ora
di tutto quel mio film , restavano foglie bagnate a ricoprire pezzi d'anima
umana, in parte volata via, oltre il bosco, verso il cielo aperto.
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