La coperta di Dio
Foto di Placido Mondin |
Un'ora di cammino passata in
fretta, tanto era stata serena da vivere e , in fin dei conti, defaticante.
Ora si faceva sempre piu'
fremente l'attesa e la curiosita' di veder apparire la cengia che avrebbe
aperto la vista sul Fontanasecca. Il sottobosco aveva ormai cambiato aspetto e
di tanto in tanto iniziava a riproporre quei ciuffi d'erba ruvida, mentre il terreno
si aggrappava sempre piu' a tratti in salita, ormai spesso ospitante sassi.
Qualche ginepro faceva
intuire che si era vicini ormai a raggiungere spazi piu' luminosi ed i rari pini
non erano altro che alberelli semi rinsecchiti, al limitar d'un bosco che
pareva averli ripudiati.
Finalmente arrivammo allo
scoperto, proprio sul limitare di un tornante esposto, s'era avvinghiato un
albero di frassino, o almeno credo che lo fosse.
Qualcuno, dietro, s'era
attardato per bisogni incontrollabili e ci fu quindi il tempo d'una sosta.
Tra i rami fini e fitti,
come in una trama ad uncinetto, scorgevo un velato candore , adagiato su
quell'enorme distesa inclinata e prativa che quel monte appuntito ospitava da
secoli immemori.
Eccolo, splendido e
luminoso, esteso e proteso verso il cielo.
Pareva che li' , il Dio che
creo' il mondo, avesse gettato una coperta d'erba , terra e neve, su d'una
piramide...
Rinsavendo, rispetto ad un
idiota pensiero di religiosa attinenza, ricordai che gli Egizi, i Maya e gli
Aztechi erano elementi del creato di quello stesso Dio che figuravo come
creatore della terra e del cielo, signore e padrone delle umanita' presunte
tali.
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