CAPITOLO 48
Punta Zoc...nella testa il TransCivetta.
Foto di ArGo |
Camminavamo sull'orlo del dirupo, il quale , in fondo non incuteva
grosso timore. Era infatti irto e proiettato in caduta verso la valle, ma non
rado di vegetazioni ed erbe che ne nascondevano le picchiate rocciose, perse allo sguardo.
Passammo al di la' della montagna , attraverso un varco aperto in mezzo
a una grande roccia, prendendo ora una via piu' consueta, il sentiero che dal
Masare', conduce a Spinoncia.
Curve strette ed un calar di dislivello, rapido e impegnativo, poiche'
scivoloso su quel tappeto pendente, cosparso di fogliame secco.
In questa sorta di diario, scordero' volutamente quel pezzo d'avventura
che porta ai piedi della rampa vertiginosa che conduce alla croce di Zoc, la
punta piu' elevata dei promontori della terra delle medaglie d'oro.
Solo una citazione non puo' che meritare la mia attenzione. Il sentiero
che uscendo dal bosco adombrato, incontra la luce ed il vuoto.
Pare davvero che quei pochi metri in lieve salita, ultimi, prima di
trovarsi nella montagna aperta e panoramica, si gettino nell'immensita'.
Invece e' solo una curva, invisibile da dentro, occultata dal gioco di
luci che solo il bosco, il sole ed i lumi del giorno, sanno dipingere e creare.
Dopo quella cengia dolce, il racconto si vuol fare frettoloso, rapido, con la volontà di andare oltre.
La val Mer ci aveva coccolato tra le braccia del suo mattino. Il Calcino ci aveva invitato ad aggirare il pericolo, poichè sapeva che oltre avremmo incontrato un'alba splendida. Il monte Madal ci aveva atteso per il pranzo, preparandoci quella sua irta per punta Zoc, dalla quale si vedeva il Piave, rallentando un passo faticoso, su una pendenza aspra.
Vidi tra le fronde dei radi cespugli d'albero montano che la nostra guida avanzava fuori dal sentiero...
Giacomo mi si rivolse dicendo : < Ora siamo pronti per il TransCivetta >.
E così fu...
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